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Specchiere antiche, storia ed evoluzione 

La storia dello specchio riflette il bisogno dell’uomo di vedersi, di vedere la propria immagine. Le origini dello specchio risalgono all’antichità quando erano costituiti con lastre di metallo o leghe come il bronzo perfettamente lucidate. Questi primi rudimentali tipi di specchio non erano alla portata di tutti perché molto costosi. Presso gli antichi egizi gli specchi avevano anche una chiara funzione cultuale.

La storia dello specchio nasce secondo gli studi storico-archeologici in Egitto mentre la mitologia greca assegna il primato dell’invenzione degli specchi al dio fabbro Efesto. I più antichi specchi conosciuti sono dunque quelli egizi: simboleggiano il Sole, sono perciò sacri e parte dell’abbigliamento femminile nei riti religiosi. Esemplari di specchi, circolari (appunto a forma di sole) o più allungati sono stati rinvenuti già nella tombe della IV e della V dinastia. Lo specchio, solitamente di bronzo, si diffonderà poi durante il medio impero, a cui risalgono anche esemplari d’argento o dorati.

Più in genere con la scoperta di metalli e leghe e delle loro caratteristiche riflettenti, egizi, etruschi, greci e romani useranno questi specchi costituiti principalmente da lastre di bronzo lucidate e decorate. In dettaglio, gli specchi greci dalla originaria forma a disco passeranno a quella con un manico riportato, poi a quella con un sostegno (in genere costituito da un manufatto muliebre) fino agli specchi a scatola (VI secolo a.C.) con un disco o quadrangolo riflettente riposto dentro il contenitore.

Presso gli etruschi, famosi nell’arte della lavorazione del bronzo, la produzione di specchi era molto fiorente, dalla metà del VI secolo fino all’inizio del II avanti Cristo. Anche gli specchi etruschi si possono dividere nei tre tipi suddetti così come sarà per quelli romani, presso cui l’uso dell’argento per fabbricarli era più diffuso.

All’epoca romana (tarda età imperiale, II-III secolo d.C.) risalgono pure i primi specchi di vetro incolore unito a una foglia di piombo o stagno, anche se il più antico esemplare conosciuto di questo tipo di specchio risale a una statua egiziana in posizione seduta di età Tolemaica. In soldoni si anneriva il fondo di lastre di vetro usando il piombo per rendere il vetro specchiante.

Gli specchi nel Medioevo e nell’età moderna

Nel Medioevo cominciano a essere realizzati con più successo specchi di vetro foderati di metallo, inizialmente di piccole dimensioni, come dimostrano alcuni esemplari di epoca bizantina ritrovati ad Antinopoli con cornici di gesso colorito o con montatura e manico di piombo decorati. La produzione di specchi metallici, quasi sempre circolari e “tascabili” proseguirà poi fino al Rinascimento. Questi specchi venivano portati addosso, come si porterebbe un orologio da taschino, in custodie di legname più o meno pregiato, di avorio o di metallo, anche prezioso.

Una eccellenza del made in Italy artigiano sono certamente gli specchi e i vetri veneziani. La prima produzione di specchi di Murano risale al 1369. Si trattava di un procedimento molto oneroso, lo specchio rimarrà ancora a lungo un oggetto di lusso. Fu intorno al 1540 che il veneziano Vincenzo Redor a Murano mise a punto la tecnica dello spianamento delle lastre di vetro, creando un tipo di vetro limpidissimo (il cristallo) all’origine della produzione di specchi di alto pregio che presto sarebbero diventati famosi in tutto il mondo.

La lavorazione prevedeva che alcune lastre di stagno venissero pressate sulla superficie del vetro tramite un bagno di mercurio. Splendide le cornici spesso decorate di foglie e fiori di vetro. Grazie al processo di argentatura (seconda metà del 1800) la storia dello specchio entra nell’età moderna: con una soluzione di nitrato di argento, ammoniaca e acido tartarico vengono fissate al vetro particelle quasi invisibili di argento ricoperte di gommalacca.

Con tale metodo di produzione il prezzo degli specchi calerà drasticamente e diventeranno accessibili a tutti. Oggi gli specchi sono costituiti da una lastra di vetro dietro cui è posto uno strato sottile di argento o alluminio che viene fissato al vetro per elettrolisi facendo riflettere la luce incidente per l’80%.